Perché un’azienda possa avere la fiducia dei suoi clienti, i processi e le procedure organizzative devono essere perfetti. Avere metodo è importante per portare a casa i risultati nei tempi giusti. Ne parliamo con colui che potremmo ironicamente chiamare Mr Metodo: Paolo Delli Ponti, responsabile dell’ufficio Service in Fortech.
Ciao Paolo, vuoi presentarti?
Mi chiamo Paolo, vengo da Rimini e, come si nota dalla barba bianca, ho 45 anni. Sono un ingegnere rubato alla progettazione civile.
Da quanto tempo lavori in Fortech?
Lavoro in Fortech da più di 10 anni, prima seguivo la progettazione, la produzione e la realizzazione in cantiere di strutture in legno (palazzetti, piscine, palestre, ecc.). A un certo punto della mia vita professionale ho sentito il desiderio di cambiare e grazie ad amici in comune ho sentito parlare di Fortech. Mi avevano detto che le cene estive fossero bellissime feste quindi mi sono fatto convincere. A parte gli scherzi, ricordo bene quando ho fatto il colloquio con Massimo Banci (uno dei soci). Devo fare una premessa: in quel periodo ero molto esigente, cercavo un lavoro che non rispondesse solo economicamente ai miei desideri, ma anche dal punto di vista della visione e delle motivazioni. Parlando con Massimo ho visto nei suoi occhi la “luccicanza” e ho capito che quello era un treno su cui dovevo assolutamente salire! All’epoca eravamo poco più di 10 dipendenti ora siamo oltre 100: direi che quel treno ha viaggiato veloce da allora.
Su questo treno tu coordini un team?
Sì, sono il Responsabile dell’ufficio Service. La squadra è composta da 5 persone e mi fa piacere citarli tutti perché ognuno di loro è fondamentale ed è un punto di riferimento per i clienti che gli sono stati affidati: Claudio Angelini, Roberto Roncaglia, Erika Mami e Benedetta Bonetti.
In pratica il nostro team gestisce i rapporti col cliente dal punto di vista operativo e di conseguenza pianifica e gestisce le attività di campo. Per capirci: teniamo il contatto con le principali compagnie petrolifere ed i retisti indipendenti per far sì che quello che è stato definito a contratto venga organizzato e realizzato al meglio. Esaminiamo nel dettaglio le attività in modo da capire come raggiungere gli obiettivi con il massimo risultato ed il minimo sforzo. Quando ci sono in gioco grandi investimenti questo tipo di attività è strategica.
Quali sono le competenze più importanti nel vostro lavoro?
Innanzitutto la capacità di analisi. Inoltre, ci tengo a dirlo, anche l’aver creato nel tempo ottimi rapporti con i tecnici. Mi spiego meglio: noi siamo dal “lato dei bottoni” ma poi sono i tecnici a scendere in campo, realizzando quello che noi abbiamo pianificato. La collaborazione tra di noi è quindi centrale nel raggiungimento di obiettivi sfidanti come quelli che ci poniamo.
A tal proposito mi viene in mente un concerto dei Negrita agli albori della loro carriera in cui saremmo stati forse 30 persone ad assistere; il cantante disse: “Noi senza di voi un gruppo inutile”. Ecco, questa frase rende l’idea del peso che dò al rapporto di collaborazione tra il nostro team e i tecnici. Non è un caso che spesso i legami professionali si siano trasformati anche in legami di amicizia. Io nella collaborazione ci credo, sia dal punto di vista personale che professionale. Per farvi capire: per me i tecnici, anche se lavorano per ditte esterne e quindi sono fornitori, sono colleghi, entrano di diritto nella squadra e nei suoi successi. Noi siamo la testa, gli occhi e loro il braccio operativo.
Questo approccio ci ha permesso ad esempio, di svecchiare il parco macchine di una importante compagnia petrolifera in 6 mesi, facendo in così poco tempo quello che il loro fornitore precedente aveva fatto in 6 anni. Oppure di recente abbiamo sostituito in soli 3 mesi circa 6.000 POS su tutta la rete ENI.
Come potete immaginare riuscire a portare a casa in tempi veloci obiettivi così sfidanti ci ha resi molto credibili agli occhi dei nostri clienti, che si affidano a noi sapendo quali possono essere le nostre performance.
C’è una frase che ispira il tuo modo di lavorare?
I colleghi mi prendono in giro perché uso spesso detti o citazioni. Uno dei miei preferiti è senza dubbio: “La vita è fatta di scelte”. Quando si prendono delle decisioni non si possono prendere a caso, occorre ragionarle perché è importante scegliere con chi stare, da che parte stare, se stare in una situazione oppure no. A volte bisogna saper dire di NO, anche se si può risultare duri o antipatici.È chiaro che questo, abbinato alla mia convinzione che sia importante rispettare le regole, mi fa a volte sembrare come il cattivo della situazione, ma mi sento più un cane pastore che il lupo cattivo. Per carattere e per formazione io ho una mentalità quadrata, non esistono le sfumature di grigio.
Quindi tutto o bianco o nero?
Direi di sì. Però voglio precisare una cosa: adesso che mi sono dipinto come un intransigente sergente di ferro, devo dire a mia parziale difesa che la mia reale intenzione è quella di essere severo ma giusto. Il rispetto delle regole infatti vale per tutti, quindi rende le decisioni eque e permette di seguire procedure efficienti. Ti faccio un esempio: nell’ultimo periodo facciamo anche attività di back office quindi seguiamo gli ordini procurati dai commerciali fino alla fatturazione, passando per la produzione e la consegna o l’installazione presso le stazioni di servizio. Questo tipo di compito non era inizialmente il nostro, ma lo abbiamo preso in carico perché, avendo metodo, siamo riusciti a ridurre al minimo il numero di intoppi nel processo. Anche in questo caso facciamo un po’ i rompiscatole ma è per una giusta causa, ovvero che tutti possano fare il loro lavoro al meglio e non ci siano mancanze o dimenticanze.
E dietro questo carattere di ferro c’è qualcosa che ti scalfisce?
Mio figlio! È nato a gennaio ed è la gioia più grande: quando sorride il mondo svanisce. Vorrei insegnargli, come mio padre ha fatto con me, ad essere giusto e ad avere la consapevolezza che serve per valutare, scegliere e decidere quello che sia meglio per la propria vita. Questo però non scriverlo, altrimenti qualcuno penserà che sono diventato buono.
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