La progressione di mercato che Fortech ha avuto nel tempo è stata notevole, merito anche del nostro reparto commerciale, che ha saputo comunicare al meglio le nostre soluzioni e si è sempre impegnato per offrire un supporto tempestivo per i nostri clienti. Ne parliamo oggi con Ivan Tiboni, Area Manager per il Nord Italia.
Ciao Ivan, puoi presentarti ai nostri lettori?
Ciao a tutti, mi chiamo Ivan Tiboni, sono nato a Rimini nel 1982 ma vivo a Riccione da sempre. Se dovessi riassumere cosa faccio nella vita posso dire che ho una splendida famiglia, ho una moglie fantastica, sono padre di due stupendi bambini, in Fortech il mio ruolo è quello di Area Manager, nel resto del tempo amo fare tanto sport e studiare, soprattutto finanza.
Il tuo percorso in Fortech è iniziato da subito come Commerciale?
Allora in verità devo fare una premessa. Io sono laureato in ingegneria informatica, quindi il mio percorso mi portava verso una direzione differente. Però finita l’università stavo cercando lavoro e tra i vari annunci trovai quello di Fortech, che cercava un operatore Help Desk. Ai tempi mi dissi: “Perché no?”. In fondo a me piace aiutare la gente e accogliere il cambiamento. Così sono entrato in azienda e per qualche mese mi sono infatti occupato di assistenza. Poi si è presentata la prima opportunità. Fortech infatti in quel periodo aveva una organizzazione molto diversa, eravamo più piccoli e l’unico commerciale, oltre al Direttore Massimo Banci, era Andrea Mosconi, l’attuale Sales Director. Mi fu così proposto di dargli una mano. Inizialmente mi sono prodigato facendo ancora un po’ di help desk e un po’ di commerciale, poi Andrea mi ha chiesto di diventare a tempo pieno commerciale e in quel momento è iniziata la mia avventura.
Un bello slalom tra le competenze! E se dovessi parlare a un giovane di oggi e dirgli quali sono le caratteristiche che deve avere un commerciale secondo te, almeno in questo settore, quali sarebbero?
Direi senza dubbio: attenzione nei confronti dei propri clienti e ascolto vero, attivo. Penso infatti che non si debba mai essere passivi quando si ascolta. Se nel dialogo con il cliente poni attenzione e interesse, le risposte vengono di conseguenza e con le risposte anche i risultati.
E qual è il risultato di cui sei più fiero?
Essere cresciuto anno dopo anno, sia a livello personale che in termini di numeri. È vero che per un commerciale crescere in termini di performance è parte del percorso, ma io sono soddisfatto anche di come questa dimensione si sia intrecciata con la mia crescita come uomo e come persona. Mi piace infatti darmi obiettivi sfidanti, che mi facciano sempre sentire di essere in gioco, di poter crescere.
Dopo la fase iniziale in cui eravate solo tu e Andrea com’è cambiato l’ufficio Sales?
Innanzitutto ora siamo in sei per il mercato Italia più un nostro collega, che da due anni si occupa dei mercati esteri e di dare concretezza al progetto di internazionalizzazione che l’azienda vuole portare avanti.
Vorrei tra l’altro raccontare un po’ del nostro reparto. La prima cosa che voglio sottolineare è che abbiamo un approccio molto bello, nel senso che siamo tutte persone molto serie, ma ci piace ridere e scherzare tra di noi (io lo faccio molto anche con i clienti, è un mio modo di fare, in fondo siamo tutti essere umani, a tutti piace sorridere), perché siamo estremamente affiatati. Quindi sappiamo stare bene assieme ma quando è il momento di fare le cose sul serio facciamo veramente sul serio.
Questa compattezza di intenti e di modo di fare ci sta dando ragione perché negli anni i numeri sono sempre cresciuti. Oltre a questo mindset, i nostri punti di forza sono numerosi: sul territorio stiamo facendo tantissime cose, portiamo sempre novità e inoltre siamo flessibili. Secondo me la flessibilità viene appunto anche dal nostro saper creare un clima positivo e piacevole. Questo ci permette, anche nei periodi più tosti e stressanti, di darci forza reciprocamente e fare grandi cose.
Il ruolo di commerciale porta spesso un certo impegno, sia a livello cognitivo che fisico, per i molti km da fare in macchina. Come lo bilanci?
Innanzitutto con tanto sport, soprattutto il running. Il mio legame con la corsa è radicato nel mio passato di boxe Thailandese e pugilato, entrambi praticati a lungo, tanto da rappresentare un capitolo importante nella mia storia. Recentemente, ho rivoluzionato la mia routine, scegliendo di correre alle 6 del mattino. Questa decisione, presa inizialmente per impormi un obiettivo mentale e un senso di disciplina, ha trasformato radicalmente le mie giornate.
Una frase che ha illuminato la mia visione del cambiamento è diventata il mio mantra: “Se fai sempre le stesse cose, otterrai sempre gli stessi risultati”. Guidato da questo mindset, ho abbracciato la volontà di evolvermi, di uscire dalla mia zona di comfort e di affrontare nuove sfide. Il cambiamento ha toccato diversi aspetti della mia esistenza, compresa la mia alimentazione. Ho deciso di consultare un nutrizionista, un passo che rimandavo da tempo, e questo ha portato a un ritorno al mio peso forma ideale, miglioramenti nei tempi di corsa e persino all’obiettivo ambizioso di completare la mia prima mezza maratona. La preparazione per questa gara è stata un viaggio emozionante, fatto di sfide personali e di una crescita che va oltre la semplice performance sportiva.
Se la corsa mi carica dal punto di vista psico-fisico, c’è un’altra passione che mi da molta energia: la finanza. Qualche anno fa tornavo a casa da una cena con un amico, stavamo parlando della voglia di cambiare qualcosa, della voglia di crescere e lui mi ha raccontato una parte del suo percorso formativo che aveva intrapreso in passato. Così, quasi per scherzo, ho iniziato ad approfondire l’argomento e ora posso proprio dire di avere un grande amore sia per lo studio che per la finanza. Pensare che da ragazzo non avevo molto interesse per i libri e lo studio. Come si cambia crescendo!
Quindi mettiamo insieme in entrambi i casi, sia quello dello sport che quello della finanza, la capacità di farsi incuriosire da un mondo, di studiare e allenarsi. Cosa di questo riporti nel tuo percorso professionale?
Indubbiamente la lotta per raggiungere l’obiettivo, a costo di qualsiasi sacrificio. Io credo molto nell’impegno, per me non si molla mai. La boxe thailandese e il pugilato mi hanno insegnato a non fare mai un passo indietro, quindi lo sguardo deve sempre avanti. Inoltre, essendo uno sport altamente individuale così come la corsa, mi ha insegnato che il tuo primo avversario sei tu stesso. Il miglioramento avviene solo se lotti contro te stesso in primis. E l’equilibrio che riesci a raggiungere è poi molto utile anche nel fare gioco di squadra sul lavoro. Noi commerciali abbiamo infatti ognuno la nostra zona quindi facciamo quello che si può definire uno sport individuale. È responsabilità di ognuno far crescere la sua area di competenza. Però poi è importante anche confrontarsi e aiutarsi. Come ho detto precedentemente, a me piace aiutare le persone quindi se trovo dei progetti o delle attività in cui riesco a dare una mano lo faccio volentieri a volte anche a discapito di quello che è il mio lavoro. Questo mi porta chiaramente a lavorare benissimo in un team perché se qualcuno ha bisogno di un supporto sono sempre pronto e cerco di agevolare il lavoro degli altri affinché sia più fluido. Devo dire che tutti i miei colleghi del commerciale fanno tantissimo per migliorare i processi delle persone con cui collaboriamo, questa secondo me è la nostra vera forza.
Hai parlato di far crescere chi lavora anche con te, quindi sicuramente anche con i tuoi figli hai ragionato su come aiutarli a crescere…
Penso innanzitutto che bisogna avere una linea comune con la propria compagna, questo è fuori discussione. Poi quello che io cerco di fare con i miei figli, che poi secondo me è il mestiere del genitore, è abituarli a scegliere in modo autonomo. È giusto che loro facciano le loro esperienze, che non vengano influenzati da quello che è il nostro passato, che possano esplorare, sperimentare. Io tendo sempre a fargli vedere le cose in modo positivo. Ad esempio, non è che dico loro di non correre sul marciapiede perché se cascano si fanno male, piuttosto cerco di spiegargli come correre meglio, per non inciampare. Noi infatti non potremo essere sempre con loro nella loro vita quindi desideriamo che crescano consapevoli del pericolo ma anche sicuri di loro stessi. Poi penso che sia importante dare loro un contesto che li aiuti ad esprimersi. Ad esempio, io sono appassionato di musica, ho fatto anche il dj in passato e quindi coinvolgo i miei figli in questo, mettendo loro a disposizione degli strumenti (in casa abbiamo la chitarra, il pianoforte, la batteria e lo xilofono) e perfino una console. A un evento di recente ho fatto mixare il mio bimbo di 3 anni e mezzo e si è divertito tantissimo. Perché i bambini, come in generale gli esseri umani, hanno bisogno di esprimere quello che sono, di valorizzare le loro caratteristiche uniche.
E inoltre sono convinto che i bambini siano anche dei maestri straordinari, aiutano a mantenere viva quella fiamma dello spirito e della curiosità che, con il passare degli anni, gli adulti spesso rischiano di perdere.
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